mercoledì 6 giugno 2018

L'islam e maometto

Gli arkān al-Islām ("Pilastri dell'islam") sono i cinque doveri assolutamente cogenti per ogni musulmano osservante (pubere e sano di corpo e di mente) per potersi definire a ragione tale. Essi sono:
  • la shahāda, o "testimonianza" di fede 
"Testimonio che non c'è divinità se non Dio (Allàh) e testimonio che Muḥammad è il Suo Messaggero"
Per essere valida, la shahāda deve essere recitata con piena comprensione del suo significato e in totale sincerità di intenti.[16]Essa è sufficiente, da sola, a sancire l'adesione all'islam di chi la pronuncia
  • la ṣalāt , preghiera canonica da effettuare 5 volte al giorno, in precisi momenti (awqāt) che sono scanditi dal richiamo (in arabo أَذَانadhānaudio[?·info]) dei muezzin (in arabo مؤذنmuʾadhdhin), che operano nelle moschee (oggi spesso sostituiti da registrazioni diffuse con altoparlanti);
  • la zakāt (in arabo زكاة), versamento in denaro - obbligatorio per ogni musulmano che possa permetterselo - che rende lecita la propria ricchezza; da devolvere nei confronti di poveri e bisognosi. Nella quasi totale assenza ormai dello Stato tradizionale percettore - che era dotato di appositi funzionari (ʿummāl, pl. di ʿāmil) con ampi poteri cogenti - la zakāt è oggi prevalentemente autogestita dal pio musulmano, anche se esistono organizzazioni che forniscono aiuto ai fedeli per raccogliere fondi da destinare a opere di carità, per la cui realizzazione la giurisprudenza islamica ha previsto da sempre l'utilizzo delle somme raccolte tramite questa pratica canonica.[18] La somma da versare, a cadenza annuale, viene calcolata sulla base di un imponibile del 2.5% sul capitale finanziario del fedele, e vale anche per le aziende. L'OCHA ha calcolato che i volumi annuali di tali versamenti sono, come minimo, superiori anche di quindici volte ai valori totali delle donazioni a livello mondiale;[19][20]
  • Ṣawm ramaḍān (in arabo صوم رمضان), ovvero digiuno - dal sorgere al tramonto del sole - durante il mese lunare di Ramadan per chi sia in grado di sostenerlo senza concrete conseguenze negative per la propria salute;
  • ajj (in arabo حج), pellegrinaggio canonico alla Mecca e dintorni almeno una volta nella vita, nel mese lunare di Dhū l-ḥijja, per chi sia in grado di sostenerlo fisicamente ed economicamente.
In ambienti come quelli sciitakharigita e sunnita-hanbalita si aggiunge un sesto pilastro: il jihād (in arabo ﺟﻬﺎﺩ),[21] ma se nella sua accezione di "jihād maggiore" (akbar, dice la giurisprudenza), teso cioè a combattere gli aspetti più deteriori dell'animo umano, esso è accettato da ogni scuola di pensiero sunnita come un potenziale sesto pilastro, la sua accezione di "impegno sacro armato" è talmente densa di condizioni e limitazioni da non consentire che il "jihād minore" (jihād aghar) sia accettato sic et simpliciter dal madhhab hanafitamalikita e sciafeita come sesto degli arkān al-Islām.
I musulmani dichiarano che la loro religione si riallaccia direttamente alle tradizioni religiose che sarebbero state predicate dal patriarca biblico Abramo, considerato da Maometto come il suo più autorevole predecessore. La ragione è che l'islam è (almeno inizialmente) la religione degli arabi, discendenti da Ismaele, mentre gli ebrei sarebbero i discendenti da Isacco e i cristiani sarebbero gemmati dall'ebraismo come una setta ebraica che con Paolo di Tarso iniziò ad accogliere anche i non-ebrei. E Ismaele e Isacco erano figli di Abramo, sebbene il primo fosse di madre araba e il secondo israelita (fatti tuttavia senza particolare significato in una cultura patrilineare e patriarcale). È per questo che, in chiave puramente formale, l'islam viene classificato come religione abramitica, al pari dell'Ebraismo e del Cristianesimo.
Il primo profeta islamico sarebbe peraltro stato Adamo e, dopo di lui, Nūḥ (Noè). Sono annoverati fra i tanti profeti islamici, dopo Ibrāhīm (Abramo), suo cugino Lūt, i suoi figli Isḥāq (Isacco) e Ismāʿīl (Ismaele), Yaʿqūb (Giacobbe), Yūsuf (Giuseppe), Mūsā (Mosè), Dāwūd (Davide), Sulaymān (Salomone), Yaḥyā (Giovanni Battista) e, prima di Muḥammad, ʿĪsā ibn Maryam (cioè Gesù di Nazareth, figlio di Maryam, ossia colei che in altro contesto è chiamata Maria),[59] Maria è considerata anche nel Corano come esempio sublime di devozione femminile a Dio.
Alcuni profeti citati dal Corano non sono usualmente identificati con quelli biblici, o la loro identificazione è dubbia: Idrīs (principali proposte Enoch e Esdra), Ṣāliḥ (probabilmente il biblico Sela), Hud (per alcuni Eber), Shuʿayb (proposto Ietro, accomunati dal fatto di essere entrambi Madianiti), Dhū l-Kifl (proposti Giobbe ed Ezechiele), Dhū l-Qidr o Dhū l-Qadir (il suo racconto è ispirato a quello del babilonese Ūmnapīštīm, non c'è equivalente giudeo-cristiano) e Dhū l-Qarnayn (Il Bicorne), identificato principalmente con Alessandro Magno o Ciro il Grande, ma anche con Salomone.
Dopo Maometto, chiamato per questo "il sigillo dei profeti" (khātim al-anbiyāʾ), è un dogma per l'islam che la profezia abbia termine e credere nella riapertura del ciclo profetico è senz'altro considerato dal sunnismo e dallo sciismo kufra (infedele).
I testi fondamentali a cui fanno riferimento i musulmani sono, in ordine di importanza:
  • il Corano (letteralmente "Recitazione"), che è considerato dai musulmani espresso parola per parola da Dio (Allah). I musulmani ritengono che Maometto abbia ricevuto il Corano da Dio attraverso l'Arcangelo Gabriele, che glielo avrebbe rivelato in lingua araba.[63] È per questo che i fondamentali atti liturgici islamici sono recitati in tale idioma in tutto il mondo musulmano. Dopo la Rivelazione ricevuta da Maometto l'islam crede, per dogma, che nessun altro profeta sarà più identificato da Dio fra gli uomini. Secondo i fedeli, il Corano non venne messo immediatamente per iscritto: Maometto, secondo un'ipotesi fatta propria anche dai musulmani, sarebbe stato analfabeta,[64] e il Corano sarebbe stato perfettamente assimilato da lui per grazia divina, così da poterlo recitare senza esitazioni e impacci ai suoi seguaci che, sovente, lo memorizzarono a loro volta. Solo più tardi (sotto il califfo Uthman) fu messo per iscritto (dai kuttāb) e sistemato con una serie di accorgimenti grafici (i punti diacritici delle varie consonanti arabe omografe e le vocali, o ḥarakāt), all'epoca del governatorato dell'omayyade al-Ḥajjāj b. Yūsuf, verso la fine del VII secolo-inizi dell'VIII. Epoca dopo la quale il testo sacro è rimasto assolutamente immutato, ma prima della quale una parte dello sciismosostiene che - malgrado la sacralità e l'autenticità del Libro sacro dopo la Vulgatadi al-Hajjaj ibn Yusuf debba essere appieno riconosciuta - il Corano sia stato però mutilato di alcuni passaggi relativi al ruolo preminente di 'Ali ibn Abi Talib e dei suoi discendenti. Il lavoro più completo sul tema è il Kitāb al-qirāʾāt (o Kitāb al-tanzīl wa l-taḥrīf) di Aḥmad ibn Muḥammad al-Sayyārī (IX secolo)[65] e l'ultimo quello di Mīrzā al-Nūrī al-Ṭabarsī/Ṭabrisī col suo Faṣl al-khiṭāb.[66]
  • la Sunna (letteralmente "consuetudine") è costituita da una serie di detti, fatti, silenzi o inazioni, di Maometto. Essa è dunque basata su ḥadīth (tradizioni giuridico-religiose), raccolti e tramandati da testimoni ritenuti sicuri. È stata messa in forma scritta solo nel III secolo del calendario islamico (IX secolo) nei Sei libri (al-kutub al-sitta), i più importanti dei quali sono universalmente considerati dai musulmani quelli di Bukhārī e di Muslim mentre gli altri furono composti da Ibn Mājaal-Nasāʾīal-Tirmidhī e Abū Dāwūd al-Sījistānī. Gli sciitiaffiancano loro le opere quali l'al-Kāfī fī ʿilm al-dīn di Abū Jaʿfar Muḥammad b. Yaʿqūb al-Kulaynī/al-Kulīnī (m. 939); il Kitāb man lā yaḥḍuruhu l-faqīh di Abū Jaʿfar Muḥammad b. ʿAlī, altrimenti noto come Ibn al-Bābūya (o Bābawayh) al-Qummī (m. 991) e il Tahdhīb al-aḥkām di Abū Jaʿfar Muḥammad b. al-Ḥasan al-Ṭūsī (m. 1067 o 1068).
I musulmani credono che siano d'ispirazione divina, ma corrotti dal tempo o dalla malizia degli uomini:
Il dilemma se trattare gli induisti come politeisti cui offrire l'opportunità fra conversione o morte fu superata grazie all'interpretazione di numerosi dotti musulmani, secondo cui anche i Vedasarebbero stati un testo d'origine divina, per quanto particolarmente corrotti.
Accanto alle sacre scritture, e da esse direttamente ispirata, v'è un'immensa letteratura prodotta nei secoli dalla comunità dei dottori appartenenti sia all'islam sunnitasia a quello sciita: testi di fiqh(giurisprudenza), di kalām (teologia), di tasawwuf (mistica). Non è da trascurarsi infine che, soprattutto per quanto riguarda la mistica islamica o sufismo, molta pregevole letteratura è stata prodotta in versi da autori di espressione araba e persiana soprattutto, ma anche in turco, urdu ecc.

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